“INCAPACITA’ DI PROCREARE E GEOPATOLOGIA”, di Ulrike Banis, ginecologa, specializzata in agopuntura: coppie che hanno difficoltà ad avere figli nonostante tutti i parametri della medicina siano normali possono essere esposte a zone di disturbo

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INCAPACITÀ DI PROCREARE ED ESPOSIZIONE A ZONE DI DISTURBO GEOPATOGENE

di Ulrike Banis, ginecologa, specializzata in agopuntura; collaboratrice del Forschungskreis Für Geobiologie – vive e lavora a Stans sul Lago di Costanza (Svizzera)

Introduzione
Nella mia professione medica come ginecologa vengo a contatto con coppie che hanno difficoltà ad avere figli nonostante tutti i parametri della medicina tradizionale siano normali.
Allo stesso tempo vedo donne che rimangono incinte, che però perdono il feto per motivi sconosciuti e non riescono a portare e termine una normale gravidanza.
Nel mio studio sentivo spesso parlare di casi nei quali le problematiche sparivano con il cambio di posizione del letto. Ma a causa della mia preparazione scettica dovuta allo studio della medicina ufficiale non davo alcuna importanza alla cosa.
Nel corso della mia attività medica e per esperienza personale ho capito però che doveva esserci qualche motivo per questo fenomeno. Per esempio notai che mio figlio dopo che avevamo traslocato aveva iniziato a soffrire di insonnia tanto da dover ricorrere ad una terapia, problema che si risolse subito e in modo duraturo dopo che il suo letto cambiò posizione.
Anche con alcuni pazienti ebbi questa esperienza e notai che i loro sintomi scomparvero in modo duraturo cambiando la posizione del letto.
Ciò destò il mio istinto di ricercatrice e cercai nella letteratura medica delle conferme per una possibile connessione fra radiazione terrestre e manifestazioni di patologie, nello specifico essendo ginecologa mi interessai al tema della fertilità.

Ricerca storica nella letteratura
Il Dr. Ernst Hartmann, medico a Eberbach nelle vicinanze di Heidelberg e uno dei pionieri della ricerca in geopatia, descrisse in uno dei suoi libri[1] un esperimento sui topi: mise tre topi femmina e un topo maschio in un sito irradiato dal punto di vista geopatico e un gruppo identico di topi in un sito neutro e osservò per alcuni mesi il loro comportamento e il loro tasso di riproduzione. Per zona geopatogena, chiamata anche zona di disturbo, si intende un sito che si trova in corrispondenza di una faglia o di scorrimenti d’acqua sotterranea, oppure su un incrocio di campi magnetici tellurici (reticolo di Hartmann e reticolo di Curry). Queste zone geopatogene possono essere rilevate da persone particolarmente sensibili che riescono a rilevare le radiazioni e analizzate con degli strumenti di misurazione adeguati.
La famiglia di topi che viveva nella zona di disturbo – nella ricerca di Hartmann chiamata “punto Ca” – generò 56 piccoli, invece il gruppo di controllo non irradiato ne generò 124.
Hartmann inoltre constatò che i topi nella zona di disturbo evidenziavano un ritmo veglia-sonno disturbato, inoltre erano nervosi, aggressivi e disturbati nel loro istinto di cura della prole. Alcune madri addirittura mangiavano i loro piccoli.
Koenig e Betz presentarono nel “Rapporto sulla rabdomanzia”[2] del 1989 alcuni studi che confermano che le zone geopatogene hanno rilevanza sulle modalità di divisione delle cellule di animali e del genere umano.
Bergsmann confermò nelle sue ricerche[3], che le zone di disturbo non solo alterano la regolazione vegetativa, ma che modificano in modo significativo una intera serie di parametri inclusi i valori  ormonali (Serotonina).

Ricerche proprie
Per condurre una ricerca, dal 1996 visitai nel mio studio medico in modo sistematico donne che lamentavano di non riuscire ad avere bambini. Utilizzai anche il test muscolare kinesiologico secondo il Dr. Diamond, e le provette “Geovita”,  un preparato omeopatico composto da ferro, silicio, acido formico e cerebrum. Le provette Geovita sono costituite secondo il principio di somiglianza omeopatico, dove ferro, silicio e rame rappresentano le zone di disturbo; l’acido formico sta in rappresentanza delle formiche, che costruiscono i loro formicai sostanzialmente solo in zone di disturbo, e il Cerebrum rappresenta il cervello che reagisce in modo estremamente sensibile alle zone di disturbo.
Nel test kinesiologico da me praticato viene misurata la forza muscolare tenendo il braccio teso. Normalmente si testa la forza del muscolo. Il muscolo diventerà sempre più debole se si farà assumere al corpo – per via orale o per contatto cutaneo – una sostanza che provochi reazioni fisiologiche dannose. Se si danno in mano ai pazienti che fanno il test le provette Geovita possono esservi due reazioni: il braccio resta forte oppure il muscolo diventa debole. Se diventa debole significa che queste persone soffrono di un disturbo  geopatico (tempo impiegato per il test circa 2 minuti).
Due donne che non furono inserite nella ricerca e che inizialmente rimasero incinte ebbero un aborto. Successivamente fu rilevata una zona di disturbo geopatogena nella loro zona letto, il letto fu quindi spostato. Dopo lo spostamento del letto queste due donne rimasero nuovamente incinte spontaneamente e misero al mondo i loro bambini dopo una gravidanza senza complicazioni.
Alla ricerca furono ammesse 15 donne, 9 delle quali soffrivano di sterilità primaria – cioè non erano mai state incinte prima – e 6 di sterilità secondaria – cioè dopo una gravidanza e parto, non riuscivano più a rimanere incinte. Di queste 15 donne, 8 avevano provato una o più inseminazioni artificiali o altri interventi ginecologici per aumentare la fertilità. Per tutte le pazienti i parametri medici, come i valori tiroidei, la glicemia, i valori ormonali e la curva della temperatura non mostravano significative anomalie. Tutte le quindici donne furono da me pregate di spostare il loro letto dopo che fu constatato che era esposto ad un disturbo geopatogeno, come da indicazioni dell’esperto geobiologo.
Per mantenere validità alla sua indagine fu deciso di non informare il geobiologo sul motivo della consultazione (indagine in cieco rispetto alla zona del corpo ammalata).
Per il controllo da parte mia, il geobiologo preparò per ciascun caso lo schizzo del posto letto dove furono segnate le zone di disturbo trovate.
Nell’ambito di questa ricerca rinunciai a qualsiasi terapia aggiuntiva: non ho intrapreso nessun’altra forma di terapia naturale, come la terapia neurale, l’agopuntura, la terapia fitoestrogena ecc.  ed è da notare che più della metà delle donne erano già state sottoposte a trattamenti medici e classificate come casi senza speranza.
Delle 15 donne studiate, 8 rimasero incinte e misero al mondo un bambino, tutte dopo una gravidanza senza complicazioni. Altre sette donne in un periodo di osservazione di 4 anni non riuscirono a rimanere incinte. Delle 9 donne con sterilità primaria 3 rimasero incinte; delle 6 donne con sterilità secondaria, tutte rimasero incinte eccetto una.

                          Univ. Heidelberg   Clinica femm. Linz    IVF Centro Zurigo       Ricerca Banis

Quota di Gravidanze   29%                 27,5%                         ca. 30%                       8 su 15 (53,4%)

Quota di aborti              0%                     5%                          non nota                       nessuna (0%)

Gravidanze Extrauter.  0%                     0%                           non nota                       nessuna (0%)

BTR(1) Quota             29%                 21,7%                          ca. 30%                       8 su 15 (53,4%)
(1): Baby Take-home

La tabella mostra chiaramente che la quota delle donne che rimasero incinte dopo aver cambiato la posizione al letto, e che portarono a termine la gravidanza, è significativamente più alta rispetto alla quota di gravidanze ottenute attraverso altri metodi, convenzionali o alternativi, di incremento della fertilità.
Vorrei esporre più chiaramente due casi da me seguiti, per dimostrare che l’inserimento del fattore patogeno geobiologico nella terapia della mancanza di capacità procreativa non solo fa risparmiare tempo e denaro, ma risparmia alle coppie in questione anche molto stress emotivo.

Caso 1  Sig.ra F., nata nel 1959, desiderosa di avere un bambino dal 1992.
Nel 1994 operazione di ciste ovarica, dal 1992 otto (!!!) IVF (fecondazione in provetta), delle quali solo una a buon fine che terminò con un aborto nella decima settimana di gravidanza. La paziente si ammalò di depressione reattiva e lombaggine resistente a terapia, il marito soffriva di emicrania resistente a terapia. Al marito era stata diagnosticata azospermia. Test di geopatologia nel maggio del 1996. Immediato spostamento della zona letto. Test di gravidanza positivo nell’aprile del 1997, parto del figlio nel gennaio del 1998. Il decorso della gravidanza è stato senza problemi, lombaggine e emicrania  sono pure sparite senza l’utilizzo di altre terapie. La zona di disturbo geopatogeno di entrambi i partner si trovava nella zona del bacino e ciò rendeva difficile la maturazione degli spermatozoi e l’annidamento di una cellula ovulo fecondata.

Caso 2   Sig,ra S. nata nel 1958, desiderosa di avere un bambino dal 1992.
Febbraio 1993 aborto; ottobre 1993 aborto tardivo con malformazione dell’embrione.
Ottobre 1994 nascita di un bambino dopo una gravidanza trascorsa nella casa dei suoi genitori.
Ottobre1996 aborto; marzo 1997 aborto.
Tutte le visite della medicina tradizionale non davano alcun risultato tangibile.
Test di geopatologia nel novembre del 1997. Immediatamente fu modificata la posizione del letto. Test di gravidanza positivo nel dicembre del 1997 e parto della figlia nel settembre del 1998 dopo una gravidanza priva di complicazioni.
La zona di disturbo si trovava fra la sua testa e il bacino, quindi sia l’annidamento dell’ovulo che il ciclo di controllo ormonale dell’ipofisi erano ostacolati dall’esposizione alla zona di disturbo.

Conclusioni

Sono perfettamente conscia che gli esigui numeri di una ricerca fatta da un medico generico con specializzazione in ginecologia non possono portare dati statisticamente rilevanti.
L’osservazione dei casi isolati da me raccolti palesava comunque la supposizione che le zone geopatogene avessero una grande rilevanza sulla fertilità.
Può sembrare obiettivamente una considerazione dubbia che un tema ancora discutibile come le “radiazioni telluriche” venga incluso nell’attività pratica medica; ma i grandi risultati che io e molti altri medici curanti abbiamo potuto verificare con questo procedimento mi impongono di considerare questo tema e di metterlo in discussione comunemente con i pazienti.
Le coppie che non riescono ad avere figli hanno normalmente una grande ansia, associata alla pressione psicologica alla quale si sottopongono o che viene indotta dalla famiglia. D’altra parte il test kinesiologico con le provette Geovita è straordinariamente veloce, economico, facile da imparare e semplice. Perciò vorrei promuovere questo test nella prassi medica del programma di cura della mancanza di procreazione già dall’inizio. In tal modo si possono risparmiare in molti casi enormi costi e il peso psicologico delle coppie viene ridotto al minimo.
Non serve nemmeno sempre un rabdomante. Le coppie possono provare a spostare il loro letto in un posto soggettivamente gradito. Se il posto è neutro, il test muscolare non dovrebbe mostrare alcun indebolimento del muscolo indicatore nell’arco di 6 settimane di permanenza.
Secondo il mio giudizio spesso sono addirittura controindicate misure invasive come l’IVF (fecondazione in provetta) in caso di sterilità secondaria, poiché queste coppie hanno già dimostrato di riuscire a concepire in condizioni favorevoli.
Una zona geopatogena al contrario rappresenta una situazione estremamente avversa che può nella maggior parte dei casi essere evitata se il medico ha la possibilità di escluderla o confermarla testando le persone e consigliando le coppie conseguentemente.
Perciò vale la pena di prendere in considerazione questo fattore patogeno inconsueto e di eliminarlo pensando alla felicità e alla gratitudine dei futuri genitori.
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[1] Hartmann Ernst: “Malattia come problema del luogo” Haug Verlag, Heidelberg 1986

[2] H. L. König und H.-D. Betz: “Der Wünschelruten Report” Eigenverlag, Munchen 1989 (docenti all’Università di Monaco di Baviera)

[3] Bergsmann  Otto: “Risikofaktor Standort” Facultas Verlag, Wien 1990 (docente all’Università di Vienna)