I RETICOLI DETTI “DI HARTMANN” E “DI CURRY”: vediamo di cosa si tratta

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campi energetici reticolari con punti di massima intensità (rosso = H – verde = C)

di Pier Prospero  —

La Geobiologia si differenzia dalla Rabdomanzia perché studia in particolare la presenza e la nocività dei Campi Energetici Reticolari che avvolgono la superficie terrestre con strette maglie di pochi metri e sono orientati dal Nord magnetico terrestre.

Si tratta soprattutto del reticolo energetico parallelo al Nord Magnetico, detto di Hartmann, con maglie (al 45° parallelo) di 2,05/2,10 metri verso Nord-Sud e metri 2,55/2,60 verso Est-Ovest, con le “pareti” larghe 21 centimetri, e del reticolo energetico diagonale al Nord magnetico, detto di Curry (dall’ing. Manfred Curry, austriaco, che lo ha proposto per primo al pubblico) con maglie più variabili in un intorno dei tre metri e mezzo per tre metri e mezzo, con le “pareti” larghe circa 40 centimetri.
I campi energetici reticolari sono indipendenti tra loro e non si interferiscono, quindi non vi sono “incroci” tra le pareti del reticolo di Hartmann e le pareti del reticolo di Curry. Inoltre non sono interferiti, né modificati dagli altri campi energetici di varia natura che si trovano nell’ambiente nè da oggetti o da menhir ecc.

rabdomante da libro anticoLa rabdomanzia invece si è dedicata per secoli alla individuazione di scorrimenti sotterranei di acqua da captare o di vene metallifere da intercettare con scavi minerari; a questo proposito ci sono giunti anche alcuni dettagliati manuali del 16° secolo, ed è plausibile pensare che in mancanza di qualsiasi conoscenza geologica l’individuazione delle zone dove scavare fosse affidata ai rabdomanti, persone ipersensibili alle variazioni di campo che erano, e sono, in grado di percepire la conformazione del substrato.   I reticoli energetici probabilmente erano percepiti fin dall’antichità come fenomeni “magici”, espressione della forza della Terra, ed erano usati come “guida” per le costruzioni sacre, considerando che le rendessero magiche o che le rafforzassero.
Erano conosciuti, ma la loro ricerca non era “utilitaristica” bensì sacra e spirituale, per cui era appannaggio delle classi sacerdotali.
L’attuale ricerca dell’Istituto GEA ha verificato che molte chiese romaniche, in posti lontani tra loro, hanno il perimetro, o altri elementi importanti della struttura, in coincidenza con le “pareti” dei reticoli energetici e questo ci permette di pensare che la posizione di queste “pareti” energetiche sia stabile, almeno nell’arco di ottocento-novecento anni, dando per scontato che l’aver posizionato le strutture delle diverse chiese dove si percepiscono le “pareti” dei reticoli non si possa configurare come pura coincidenza, data la sua ripetizione e in posti molto diversi e distanti tra loro, ma in un medesimo periodo storico.

Solo all’inizio del Novecento si torna a parlare di reticoli energetici in senso laico con intento scientifico e si ipotizzano come forme di energia naturale. Infine negli anni cinquanta-sessanta il dr Ernst Hartmann col fratello Robert riuscirono a formalizzare il modello preciso del reticolo parallelo al Nord (che di conseguenza prende il nome da loro) individuandone la maglia di due metri per due metri e mezzo e scoprendo e dimostrando la nocività e la grave pericolosità per la salute degli “incroci” delle “pareti” del reticolo, punti dove il reticolo ha la massima intensità energetica.

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reticoli energetici parallelo al nord (in rosso) e diagonale al nord (in verde)

I Campi Energetici Reticolari che avvolgono la superficie del pianeta da qualche centinaio di metri sottoterra fino alla ionosfera potrebbero essere dovuti ciascuno ad una coppia di fonti con emissione uguale o simile (su un’armonica) che creano “pareti” energetiche verticali e perpendicolari. Queste onde si intersecano nei punti di massima intensità (chiamati comunemente “incroci”) nei quali le due emissioni, entrando in fase, si rinforzano reciprocamente.
Qualcosa di analogo è osservabile nel far cadere contemporaneamente dalla stessa altezza due pesi uguali in uno specchio di acqua ferma.
Alla piccola scala questi campi sembrano avere maglie ad andamento rettangolare. A grande scala se ne vede una leggera curvatura.

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reticolo H rilevato per 50 metri: si percepisce una  sua leggera curvatura

Questa curvatura rende impossibile la proiezione del reticolo su una mappa, dati alcuni punti rilevati, anche in un’area limitata, poiché oltre i 10 metri di proiezione l’errore diventa eccessivo falsando tutto il disegno. Occorre quindi ricorrere a un esperto ipersensibile per farsi fare la mappa delle zone di disturbo naturali con il suo sopralluogo in ciascun sito che ci interessa.
Non si conoscono, per ora, né la natura né le origini dei campi energetici reticolari, e nemmeno la loro composizione energetica, anche se avendo un comportamento verticale sono stati pensati come espressione delle onde “scalari”.
Inoltre dal momento che le loro informazioni sono registrabili con sofisticati apparecchi medici quali il MoRa e il Bicom che registrano frequenze di bioelettromagnetismo si deve per forza

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apparecchio Bicom per la Medicina Bioelettronica

ritenere che abbiano una componente elettromagnetica (esperimenti condotti dall’Istituto GEA hanno dimostrato che le frequenze elettromagnetiche ci sono e sono riconoscibili).

E’ accertato che i punti di massima intensità dei reticoli energetici parallelo al Nord, detto di Hartmann, e diagonale al Nord, detto di Curry, possono nuocere gravemente, nel senso di creare punti di focalizzazione nel nostro corpo.
Si comportano perciò come radiazioni localizzate.
In genere le maglie di questi campi energetici reticolari sono orientate dal campo magnetico terrestre e si alterano solo quando anche il campo geomagnetico si modifica. Seguono quindi il magnetismo terrestre anche nelle sue torsioni e variazioni.
Non subiscono invece l’influenza delle energie emesse a livello idrogeologico, ed è completamente falso che una costruire una struttura megalitica con grossi massi permetta di “manipolare” in modo temporaneo o stabile la configurazione geobiologica locale.

La direzione delle “pareti” energetiche che compongono questi reticoli non varia nemmeno in presenza di grosse masse metalliche: si tratta di una incomprensione dei fenomeni dovuta all’applicazione del “pensiero magico” da parte dei rilevatori, pensiero che nel suo infantilismo non comprende ad esempio che il campo geomagnetico non cambia al variare della direzione dell’ago della bussola se a far girare l’ago sono delle masse metalliche; il campo geomagnetico è sempre nella stessa direzione in quanto non viene influenzato da masse metalliche relativamente modeste che invece attraggono l’ago della bussola. I reticoli energetici seguono il campo geomagnetico, non l’ago della bussola, ma questo è “pensiero logico” o per meglio dire “ragionevole” e difficilmente fa presa su chi ha una visione distorta e falsa di questi fenomeni.

Nemmeno i campi elettromagnetici tecnologici dovuti alle normali teletrasmissioni sono in grado di alterare le maglie dei campi reticolari, nonostante le ripetute affermazioni in tal senso che sono reperibili in rete e nelle pubblicazioni a stampa. Basta provare.
Questi disturbi tecnologici alterano solo la percezione degli operatori e se affermano che invece a deformarsi sono i reticoli vuol dire solo che non ne sono consapevoli, non conoscono il loro biocampo e non sanno che può far sbagliare la rilevazione.

Il campo geomagnetico, e con lui la direzione delle maglie dei reticoli energetici, è deviato invece dagli effetti di faglie trascorrenti o da altre situazioni geologiche particolari e ”forti”.

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declinazione del campo magnetico terrestre

Sono comunque disponibili le mappe del campo magnetico con le sue alterazioni (ma l’Italia ne è poco interessata). Gli esperti del Gruppo di Ricerca fondato dal dr Hartmann hanno dimostrato che nel nord della Germania, nelle zone dove vi sono notevoli deviazioni del campo magnetico terrestre, la maglia del reticolo parallelo al Nord (di Hartmann) segue il campo mgnetico nella sua deviazione. Non sono certo le strutture metalliche delle case o le grandi pietre infisse nel terreno ad avere qualche effetto sui reticoli!
A questo proposito è bene evidenziare che se vi sono anomalie nella maglia dei reticoli in prossimità di un menhir o di un monumento archeologico è per “segnalare” queste anomalie  che nel passato vi è stato posto in coincidenza un menhir o un altro monumento megalitico, non è certo il menhir o il monumento a creare l’anomalia nel reticolo!
Non è questo nostro pensiero quello “rovescio”: sono i radiestesisti che applicando il pensiero magico infantile invertono le cose, non ne sono consapevoli e strombazzano ovunque le loro “verità” esponendo l’intera Geobiologia agli attacchi degli scettici e al ridicolo.

La prima teoria moderna sulla natura di questi campi energetici reticolari era basata su assunti scientifici: alcuni autori si rifacevano alle scoperte di G. Lakhovsky, un ricercatore degli anni trenta del secolo scorso, e ritenevano che i campi reticolari traessero origine dalla rifrazione delle Onde Cosmiche dovuta alla diversa permeabilità del terreno poiché i vari substrati geologici hanno una diversa capacità di assorbimento o di riflessione rispetto a queste onde. A quei tempi le Onde Cosmiche erano state scoperte da poco e ancora poco conosciute, mentre con le conoscenze attuali questa ipotesi tende a decadere.
Successivamente il gruppo di ricerca che faceva capo al dr Hartmann formulò un’altra ipotesi con R. Endross e K. E. Lotz che pensavano questi campi energetici come effetto della fuoriuscita di neutroni dai processi di decadimento degli isotopi degli elementi pesanti della crosta terrestre. I neutroni in fuga non verrebbero assorbiti dalle rocce della crosta e fuoriuscendo creerebbero dei “muri” di energia dal basso verso l’alto ad andamento perpendicolare fra loro.
Sembra che poi la teoria si decaduta dal momento che è stato dimostrato che i neutroni in fuga non si dispongono in modo regolare e non formano “pareti” ma interessano intere aree.
Il dottor W. Ludwig, collaboratore di consulenti della NASA per lo studio dei campi elettromagnetici naturali da riprodurre nelle stazioni spaziali, ha formulato negli anni novanta del secolo scorso un’ulteriore teoria che vede i campi energetici reticolari come fenomeni ondulatori dovuti all’effetto di risonanza prodotto dalla ionosfera e dalla crosta terrestre (compresi gli oceani), che sono masse sferiche concentriche e costituiscono un enorme “risonatore sferico” che emette un’onda portante a 7.8 Hz, detta Onda di Schumann, della quale i reticoli energetici potrebbero, secondo Ludwig, costituire delle armoniche in sequenza, interagenti con il campo magnetico del pianeta e da ciò la loro polarizzazione con il Nord magnetico.
Il Forschungskreis für Geobiologie del dr Ernst Hartmann nello stesso periodo ha studiato per un decennio la natura del reticolo energetico parallelo al Nord ma questi studi, condotti anche in collaborazione con importanti università tedesche, non hanno avuto esiti significativi.
Probabilmente tutte queste ricerche costituiscono solo alcuni tasselli di un mosaico del quale non si riconosce ancora il disegno.

L’unica cosa che in realtà negli anni è stata dimostrata in modo sempre più convincente è la nocività dei punti di massima intensità, o incroci, dei reticoli energetici poiché si sono intraprese delle analisi comparate in cieco che hanno messo in relazione la diagnosi medica con l’analisi geobiologica del posto del letto del paziente.
Questo è molto importante, e per noi è più che sufficiente per evitare di dormire con il corpo esposto all’irradiazione di uno di questi punti (in realtà si tratta di piccoli quadrati di superficie, 21 x 21 cm per il reticolo parallelo al nord e 40 x 40 cm per il reticolo diagonale al Nord).
Quindi da queste esigenze di ricerca medica viene rafforzata la necessità di disporre di una “mappa delle zone di disturbo” della propria abitazione in modo da disporre l’arredamento, e soprattutto i letti, in zone in cui non sono presenti le radiazioni naturali a noi nocive degli “incroci” dei reticoli energetici e quelle dovute alla geologia e all’idrogeologia.